Sulla cima di uno sperone roccioso, a dominio della valle del Fortore, sorge Tufara. Ad un certo sbuca tra gli alberi mentre si percorrono le ultime curve, con castello e campanile a sovrastare l’abitato. Un paese di confine, vicinissimo a Campania e Puglia, dove le tradizioni scandiscono la vita tranquilla fino al carnevale, quando diavoli corrono per il paese incutendo timore e facendo un gran frastuono.

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Cenni storici

Le origini del paese non risalgono a prima del X secolo. Il nome deriva dalla roccia tufacea sulla quale è collocato. Nei registri Angioini del 1320 è detto Topharia. Fu feudo, tra gli altri, dei Marzao, dei Gambatesa, dei Carafa e dei Ruffo. L’ultimo titolare fu Francesco Pignatelli, marchese di Castelnuovo. Della famiglia Pignatelli possono leggersi i cenni araldici e nobiliari nella monografia Colletorto nel IV volume. A testimonianza, dell’importanza storica avuta nel passato, vi è la circostanza che nel territorio furono rinvenute, negli anni ’80, 158 monete di argento.

Nel 2003, a seguito di un’alluvione, lungo il greto del fiume Fortore sono emersi i resti di un ponte di epoca romana, purtroppo parzialmente crollato qualche anno dopo. Tale scoperta, comunque, potrebbe rivisitare la viabilità romana relativa all’Italia Centro Meridionale.

Cosa vedere

Si erge nell’abitato, con la sua poderosa costruzione, il Castello Longobardo che rappresenta il monumento principale del paese con la sua struttura a pianta quadrata.

Di notevole interesse è la Chiesa di San Pietro e Paolo, edificata nel 1170 e dove fu sacrestano il Beato San Giovanni. L’impianto è romanico, con una facciata molto semplice. La chiesa fu restaurata in epoche diverse e vanno menzionati i restauri del periodo gotico, visibili dai portali, e quelli barocchi, realizzati tra il 1727 e il 1740, dei quali si conservano gli stucchi. L’interno, a tre navate, restaurato nel XVIII secolo, si presenta con i classici stili del tardo barocco e conserva un bellissimo altare. In un armadio a muro, in fondo alla Chiesa è conservata la reliquia del Beato. Interessante è il fonte battesimale in pietra bianca dove fu battezzato San Giovanni.

A poca distanza si trova la cappella dedicata alla Madonna del Carmine, consacrata nel 1720. Sorge ai piedi del castello, dove una volta c’era un’ampia pianura. Conserva una tavola dipinta che rappresenta una Madonna con bambino, conosciuta come Madonna della Neve, realizzato nella metà del 1400 da lo Zingaro, famoso artista napoletano. Nella piazza, in cui è sita e a cui da il nome, si trova una magnifica fontana.

Bellissimo è il bosco delle Pianelle in cui gli amanti della natura possono ammirare rare specie arboree e luoghi che sanno di fantastico. Nella zona ci sono anche attrezzature turistiche. Come detto, poi, vi sono i siti archeologici, quello dove furono rinvenute le monete ed il ponte romano, purtroppo in gran parte crollato come detto in apertura.

Tradizioni e gastronomia

Nel corso dell’anno si allestiscono fiere di bestiame e merci varie; il 23 agosto si organizza la Sagra degli spaghetti ma la tradizione più sentita è certamente quella del Diavolo di Tufara, il martedì grasso festeggiato con Diavolo, Carnevale e tante altre figure simboliche.

Nel periodo pasquale, invece, è ancora usanza per qualcuno quella di realizzare le Quarantane, bambole di pezza per contare i giorni della quaresima.

Riguardo la gastronomia, come detto, sono molto diffusi gli spaghetti, ma anche i cavatelli fanno parte della tradizione locale.

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