Salcito: storia, tradizioni, curiosità. Alla scoperta del paese e di tutto ciò che di bello (e buono) ha da offrire

Nel cuore del Molise, quasi al confine con l’Abruzzo, Salcito è in un territorio collinare costeggiato di morge che spiccano tra le campagne. Ma non ha solo questo…

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Cenni storici

Il nome pare derivi da “Salectu” del periodo longobardo, in quanto nel territorio vi era una “Sala” dei Longobardi, edificio composto di una sola stanza usata per conferire le rendite fondiarie. È probabile che su tale edificio sia sorta poi la chiesa di San Basilio Magno, costituita infatti da un solo ambiente. Altra ipotesi è quella che rimanda ai salici che si dice fossero presenti in zona.

Col tempo, poi, il nome è mutato, divenendo prima “Saliticum” o “Castrum Saliceti” del periodo normanno e svevo fino a divenire Salcito nel XV secolo.

Numerosi i feudatari che si succedettero: il primo fu Nicola d’Evoli nel 1337 che poi vendette il feudo a Bartolomeo di Pietravalle; a seguire vennero i Di Capua, i Galluccio, i Monticello, Francesco e Antonio de Regina e i Francone. Dei de Regina vi è da dire che questi parteciparono agli eventi della monarchia aragonese nel 1496 in quanto il feudo era stato donato dal Re Federico d’Aragona alla loro famiglia.

Cosa vedere

Monumenti architettonici di rilievo sono la Chiesa di San Basilio Magno e il palazzo marchesale che anticamente era un maniero medievale. Nella piccola chiesa vi sono reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Salcito: un capitello, decorato con motivi vegetali di epoca romanica e una base tronca con quattro tortiglioni.

Poco sotto questi due, al termine della scalinata che conduceva al borgo, la chiesa di San Rocco, chiamata “dei finestroni” dalla popolazione. Tale chiesa, voluta agli inizi dell’800 dal parroco Don Antonio Lalli in quanto quella di San Basilio era divenuta troppo piccola, fu realizzata in prima persona dai salcitani che, giorno dopo giorno, portavano in spalla o sulla testa, una pietra o un mattone. Nel 1832, però, con la morte del parroco, la costruzione si arrestò e la chiesa rimase senza mura esterne e tetto. Agli inizi del 2000, però, grazie ad un finanziamento, furono terminati i lavori e la chiesa fu finalmente consacrata.

In paese, poi, nei pressi  della piazza principale, vi è il Parco della Rimembranza ove vi sono la statua del Milite Ignoto a terra, il monumento dei caduti, due mitraglie e un cannone e dove si affaccia la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Poco fuori, lungo la Statale, invece vi è la Chiesa di San Lorenzo, particolare per la sua forma.

Nel centro storico, invece, alle spalle della chiesa di San Basilio, vicina l’antico (e unico) forno del paese, si trova una pandetta, ovvero una pietra incastrata nelle mura recanti una scritta con indicazioni per la cottura del pane nel forno baronale. All’epoca vi era l’obbligo della decima da pagare al barone per l’utilizzo del forno (una sorta di pizzo). Le persone, per evitare questo “sfruttamento”, inventarono il metodo di cottura “sotto la coppa” che è un metodo tutto molisano.

Fuori dall’abitato si trovano speroni rocciosi, morge, di notevole dimensione ed interesse storico e geologico. La più conosciuta è certamente la Morgia di Pietravalle, meglio nota come Morgia dei Briganti. Vi sono poi Pietra Martino, Pietra Lumanna e Pietra Fenda.

Tradizioni e gastronomia

In onore di San Basilio, patrono del Comune, si svolge la tradizionale benedizione dei taxi, provenienti da Roma (molti sono i salcitani trasferitisi nella Capitale per diventare tassisti, così come molti partiti anche da Bagnoli del Trigno). Varie, poi, sono le fiere che si svolgono nel corso dei mesi, soprattutto quelli della bella stagione.

Come gastronomia, buonissima e rinomata è la soppressata che si prepara in paese.

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