Castellino del Biferno, su una rupe tufacea “il paese che si muove”

Situato su una roccia di tufo, Castellino del Biferno ha una posizione dominante sulla valle del Biferno. Danneggiato gravemente dal terremoto di San Giuliano di Puglia dell’ottobre 2002 vede parte del centro storico ricostruito ma parte ancora diroccato. Fuori dal paese vi è l’agglomerato di “Castellino Nuovo“, costruito nel periodo fascista espropriando terreni al Comune di Petrella Tifernina, per sfuggire ai numerosi eventi franosi che minavano la stabilità delle abitazioni nel paese originario. Proprio a causa delle numerose frane, Castellino del Biferno viene chiamato “Il paese che si muove“.

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Cenni storici

Le origini di Castellino del Biferno sono incerte; sorse certamente prima dell’anno 1000 perché delle popolazioni che vivevano nella valle del Biferno si rifugiarono sulla “rupe delle Cucciole” per sfuggire a incursioni barbariche e dei saraceni. Nel corso dei secoli fu feudo di varie famiglie nobiliari tra le quali i D’Evoli, i De Capua, i Caracciolo e, ultimo feudatario, Scipione di Sangro, Duca di Casacalenda. Oggi è un piccolo borgo in cui la vita si svolge con calma e serenità e che si anima in estate grazie alle sagre ed alle rappresentazioni culturali.

Cosa vedere

Sono da visitare la chiesa di San Pietro in Vincoli in cui troviamo un antico fonte battesimale sotto la statua di San Giovanni, un bellissimo confessionale e un coro prezioso in legno del 1812. A poca distanza dall’abitato vi è la chiesa della Madonna delle Grazie, eretta nel XIV secolo; a destra dell’ingresso troviamo una lastra di pietra su cui è l’impronta di mezzo ferro di cavallo e si dice che Antonio Romacieri, custode del Palazzo Ducale, per sfuggire ad un temporale, tentò di entrare nella chiesa a cavallo, ma la soglia cedette sotto il peso dell’animale e il ferro di uno zoccolo vi rimase conficcato.

Nella biblioteca comunale è possibile visitare una mostra dell’artigianato e della civiltà contadina che ci riporta in un tempo e tra oggetti che parlano di lavoro, tradizione e famiglia. Come in molti paesi molisani, anche qui in passato furono noti gli scalpellini, di cui restano delle loro opere realizzare tra cui alcuni portali, in pietra bianca e cenerina, nel centro abitato.

Tradizioni e gastronomia

A Sant’Antonio Abate è cotta la ricciata, a Carnevale c’è un corteo di maschere. Il 24 giugno, San Giovanni, bambini allegri e festosi seguono un uomo che porta un agnello sulle spalle. Sempre a giugno si festeggia il SS: Cuore di Gesù con una processione, fuochi d’artificio e abbondanti arrosti.

La festa più famosa è, però, U Pizzichendò, svolto durante le celebrazioni in onore di Sant’Antonio di Padova: consiste in una caratteristica gara tra due squadre di 13 elementi che devono formare una piramide umana e percorrere le vie del paese fino alla casa del comitato festa dove, se la piramide non è caduta, si festeggia con una bevuta.

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