Il buio, i rumori in lontananza, un’oscura figura che si avvicina distruggendo tutto ciò che incontra. È il rito dell’Uomo Cervo, o meglio, de “Gl Cierv”, che si ripete l’ultima domenica di carnevale, a Castelnuovo al Volturno, frazione di Rocchetta a Volturno. Dopo il tramonto, l’unica piazza presente, con i monti delle Mainarde a fare da sfondo, diventa il suggestivo palcoscenico della rinascita della natura dopo il rigido inverno.

Il rito

La rappresentazione dell’uomo cervo unisce rituali magico-religiosi a scene di caccia in una pantomima che ha la particolarità di descrivere gli aspetti tipici della vita primordiale.

Il tintinnio dei campanacci suonati con una cadenza ossessiva danno inizio all’evento: sono in arrivo le Janare, le streghe che annunciano il rito che si sta per compiere. A queste seguono gli Zampognari fino a che un grido non annuncia l’arrivo della bestia, Gl’ Cierv, ovvero il Cervo.

Questo è un attore coperto di pelli e con grandi corna ramificate; simboleggia l’inverno, la fame, il freddo, la sofferenza e la fatica; si presenta con il volto e le mani dipinti di nero e il petto ornato da campanacci ostentando forza e, soprattutto, cattiveria. Irrompe nella piazza distruggendo tutto ciò che incontra e aggredendo la gente con urla e gesti violenti.

Poco dopo entra in scena una Cerva, dal pellame più chiaro e movenze più aggraziate; la danza d’amore, però, non basta a placare il poderoso animale.

Solo Mago Martino, poco dopo, ci riesce in un primo momento. Il misterioso personaggio rappresenta il Bene ed appare come un mago venuto dalla montagna per arginare la furia delle bestie che, nonostante siano ora legate, rifiutano il cibo offerto da una signora del luogo come segno di pace.

Non solo, riescono anche a liberarsi tornando a terrorizzare la gente fino all’intervento di un Cacciatore, il giustiziere che riesce a fermare la distruzione.

A seguito dei suoi spari gli animali si accasciano in un’atmosfera di morte. Il Cacciatore, in seguito, si china sui due corpi, soffia nelle orecchie dei cervi che tornano a vivere in una nuova dimensione, liberata finalmente dagli spiriti del male.

Significati dell’uomo cervo

Il rito de “Gl’Cierv” ha sicuramente due significati reconditi:

  1. Parafrasi del significato primordiale del carnevale, l’antichissimo mito dionisiaco, nel quale il passaggio delle stagioni viene simboleggiato in maniera cruenta, dove, per la rinascita della natura, risulta indispensabile una morte sacrificale.
  2. La figurazione di tutto quello che da sempre sconvolge l’animo umano: le radicate paure per l’irragionevole, l’incomprensibile, la violenza selvaggia della natura che sovrasta e, a volte, travolge.

Per maggiori info vi rimando alla pagina Facebook degli organizzatori.

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