Montemitro, con un piede in Molise e uno in Croazia

A due passi dal fiume Trigno con un piede in Molise e uno in Croazia per scoprire Montemitro uno dei tre paesi a minoranza croata insieme ad Acquaviva Collecroce e San Felice del Molise.

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Cenni storici

Montemitro, come detto, è una minoranza del ceppo istriano o dalmata. Nel dialetto locale (definito na-našo) la località si chiama Mundimitar.

Tale minoranza arrivò in Molise perché, all’inizio del XVI secolo, per sfuggire all’oppressione turca, le popolazioni balcaniche si riversarono lungo la costa ma a causa del sovraffollamento e delle modeste risorse economiche, furono costretti a trovare altri sbocchi e vennero trasferiti nei territori dell’Italia centro meridionale, rimasti deserti a causa del terremoto del 1456 e della successiva pestilenza del 1495.

Le popolazioni slave occuparono le regioni disabitate, dove ripopolarono e riedificarono gli antichi borghi. Cinque secoli dopo, tra i vicoli dei tre paesi sopravvive ancora il suono della lingua croato-molisana “naš jezik”. Denominata anche na-našo, la lingua ha mantenuto le sue caratteristiche integrando anche termini italiani e dialettali ed è tutt’ora utilizzata nelle conversazioni.

Cosa vedere

Chiesa Parrocchiale Santa Lucia: si trova nel centro del paese e presenta un androne laterale, una navata centrale e un matroneo. Dai documenti parrocchiali tra la fine del XVIII e l’inizio XIX secolo, si evince che la chiesa fu costruita contestualmente allo spostamento della popolazione dalla zona Selo, luogo del primo insediamento dei popoli slavi, al Monte Mitulo. La chiesa è stata costruita, molto probabilmente, congiungendo due vecchie strutture distrutte dal terremoto del 1456.

La porta in legno, probabilmente del XIX secolo, è un capolavoro a mo’ di “trittico-chinante”: tre ante, di cui una centrale e bassa che imponeva l’ingresso “chinante” anche ai vescovi e ai feudatari. All’interno sono conservati una preziosa tela raffigurante Santa Lucia, una statua lignea della Madonna delle Grazie del XVI sec. e alcune epigrafi su pietra realizzate probabilmente tra il XIV e il XVIII secolo.

Il campanile della chiesa, eretto nella seconda metà del XVIII secolo, ha un particolare molto interessante: l’orologio “a sei ore” o “orologio alla romana”, che suddivide il tempo in sei ore e non dodici.

Cappella di Santa Lucia: sorge in località Selo ed è una piccola chiesa di campagna in pietra ad unica navata. Dopo lo spostamento della popolazione all’attuale centro abitato la cappella andò distrutta. Tuttavia si narra che, intorno al 1930, Santa Lucia apparve ad un abitante esprimendo il desiderio che fosse ricostruita. Dal 10 aprile 1932 la Cappella è meta dell’annuale pellegrinaggio che si tiene il giorno della domenica in Albis, con la relativa celebrazione di Santa Lucia e l’asta dei dolci.

Tradizioni e gastronomia

Il paese è noto per la lavorazione dei tessuti. Ad essere coltivati erano il lino e la canapa. Il lavoro di tessitura era competenza esclusivamente delle donne: gli uomini si occupavano solo della semina.

Festa della Cappella di Santa Lucia e asta dei dolci: ogni anno, la domenica successiva alla Pasqua, la comunità si riunisce al mattino per raggiungere la cappella di Santa Lucia. Una volta giunti si celebra la messa, al cui termine vengono distribuiti i panini benedetti. Dopo la messa si tiene l’asta dei dolci. La Santa, patrona del paese, viene anche festeggiata l’ultimo venerdì di maggio.

Palio di San Rocco e spaghettata aglio e olio: San Rocco è il compatrono di Montemitro e viene celebrato con un palio piuttosto singolare: al posto dei cavalli, si corre con gli asinelli. Le quattro contrade, Castello (Kašteja), Piazza (Kjatca), Sant’Angelo (Prstamanđeja), Tre Croci (Tri križa), addobbano l’asino con il colore che le contraddistingue. Una volta concluso il palio, si festeggia tutti insieme e, per l’occasione, la comunità organizza una gigantesca spaghettata aglio e olio.

Prlj: trattasi di un cono rovesciato in legno di ginepro, che viene arso la notte della vigilia di Natale.

La cucina, oltre a prodotti come salumi, vini, olio e formaggi, comprende anche piatti come: la “paparolizzata”, che unisce pietanze tradizionali: patate lesse con paprika, sarde fritte, peperoni secchi fritti; la testina di agnello con cacio e uovo e patate al forno; gli spaghetti alla chitarra conditi con mollica di pane fritta; i kolači, tradizionali biscotti ripieni di marmellata e frutta secca. In ultimo la ventricina alla paparolica (paprica).

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