Lupara: un castello, il Biferno e tanto altro

Lungo la valle del Biferno numerosi sono i paesi che vi si affacciano; tra questi Lupara, paese dominato dai resti di un antico castello.

Continuate la lettura e visitate i social per restare sempre aggiornati:

Cenni storici

L’origine del nome di Lupara deriva, probabilmente, dal fatto che nella zona in passato vi fossero molti lupi. Il paese, agli inizi dell’anno mille, veniva chiamato LupariaUn’altra ipotesi fa risalire l’etimologia al nome di un’erba chiamata, appunto, “luparia“, ed infine una terza ipotesi fa risalire il nome a Lup-erc-aria“, dal rito pagano in onore del Dio Luperco. 

Di Lupara si ha conoscenza fin dal periodo normanno e, nel 1148, era proprietario del feudo un certo Ugone Marchisio, al quale successe il figlio Manfredo. Nel periodo svevo è probabile che il feudo venisse incorporato nella Contea di Molise, ma non c’è alcun documento che possa testimoniarlo. Tra le altre fu feudo di varie famiglie come i Luparia, i Caracciolo, i di Sangro, gli Acquaviva, i Pignone del Carretto.

Cosa vedere

Sul colle sono presenti le rovine di un castello del sec. XII; nel centro storico vi è la Chiesa di Santa Maria Assunta con resti romanici e la Chiesa di San Nicola di Bari.

La chiesa di Santa Maria Assunta è collocata nella parte più alta del centro storico e sovrasta l’intero abitato insieme ai resti dell’antico castello. A causa dei pochi documenti rinvenuti, non è possibile risalire con esattezza alla data di edificazione; unico riferimento storico è la menzione del 20 Maggio del 1694, collocata all’ingresso dell’edificio sacro. Dal rinvenimento di alcuni manoscritti, sembra che la chiesa era originariamente ad navata unica; nel 1734 furono aggiunte due navate, che ebbero il definitivo completamento nel 1853.

La Chiesa di San Nicola di Bari fu stata edificata nell’anno Mille. Attualmente è diventata una cappella anche se un tempo era la prima chiesa del paese. E’ la sede della Congrega del SS. Rosario.

Tradizioni e gastronomia

Pochi sono i luparesi che vivono nel paese ma essi conservano vive le tradizioni secolari dei loro antenati come la processione di Sant’Antonio, tipica per le donne che portano cesti di pane e biscotti e per i mietitori con i panni e gli attrezzi di lavoro. E’ festeggiato anche San Giuseppe in onore del quale vi è la rappresentazione della Sacra Famiglia e viene preparato un pranzo di 13 portate, offerto ai personaggi che impersonano Maria e Giuseppe.

Curata è la cucina; piatto tipico è la trota al cartoccio e non mancano i buoni sughi e gli insaccati favolosi.

Condividi su: