Immaginate un paese arroccato su una rupe, circondato da boschi e con una vista mozzafiato sul lago sottostante e fino al mare: benvenuti a Guardialfiera. A dominio del fiume Biferno e con un antico ponte che ogni tanto fa capolino, in quest’oasi di pace nacque lo scrittore Francesco Jovine.

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Cenni storici

Disposto su di una collina alla sinistra del fiume Biferno, il piccolo centro sorge nel decimo secolo. L’origine del nome è incerta, anche se potrebbe derivare da “Guardie di Alfiero” o da “Guardie di Adalferio“, nome del sovrano lombardo di Larino che nel 1049 conquistò la città. Nel 1053 Papa Leone IX usò Guardialfiera come base per lanciare un attacco contro i Normanni che avevano occupato la vicina Larino tre anni fa. In quest’occasione pare non potette superare il Biferno a causa di una piena. Non appena riuscito a lasciare il paese, per ringraziare la cittadinanza dell’ospitalità, donò la prima porta Santa della cristianità.

Cosa vedere

Il borgo antico è molto caratteristico, ricco di viuzze e case in pietra. Questo, detto Piedicastello, sorse intorno al castello, ora diroccato, abbarbicato sul dorso della collina. A catturare subito l’attenzione è il lago di Guardialfiera, un invaso artificiale creato tra gli anni ’60 e ’70 sbarrando con una diga le acque del Biferno. In paese ancora esistono le antiche mura di cinta con date ed incisioni leggibili sul lato della chiesa di Santa Maria Assunta. Questa, edificata nel XII secolo, è situata su una roccia che sovrasta il centro abitato. Al di sotto, riscoperta solamente nel 1975, una cripta di grande suggestione.

Guardialfiera è stato il paese natìo dello scrittore Francesco Jovine i cui personaggi, tipicamente molisani, fanno rivivere il territorio tra l’ottocento e il novecento. Da vedere, nei periodi di secca dell’invaso, è il cosiddetto “Ponte di Annibale“, in realtà un ponte di origine medioevale sommerso con la creazione dell’invaso.

Per gli amanti della natura, oltre il lago, anche due boschi: San Martino e San Nazzario, quest’ultimo che lo divide con Castelmauro e Civitacampomarano.

Tradizioni e gastronomia

Parlando di tradizioni non si può non partire dal rito dell’apertura della Porta Santa. Questo inizia la mattina del 1 giugno con i fedeli che, in processione, si dirigono verso la cattedrale. Giunti davanti alla Porta Santa, dopo le celebrazioni del Vescovo, lo stesso bussa per tre volte con la croce, e viene aperta. Poi si inginocchia, bacia lo stipite in pietra ed entra in Chiesa. Alla fine della Celebrazione eucaristica viene portata in processione l’urna con ossa del santo patrono del paese, San Gaudenzio Martire. Il pomeriggio del 2 giugno, invece, si tiene il rito di chiusura della Porta.

Altra festività molto sentita è il Natale, tanto che ogni anno il paese si anima con un caratteristico presepe vivente realizzato tra le strade più antiche. La conclusione del percorso avviene nella cripta dove è rappresentata la nascita di Gesù bambino. In estate, invece, caratteristico è “Girogustando nel Borgo”, evento in cui ristoranti, agriturismi e cantine della zona preparano stand per le vie del paese con possibilità di degustare i vari prodotti. Durante l’evento anche mostre fotografiche e esibizione di artisti.

Il paese era rinomato per la lavorazione dell’ottima pietra presente nel territorio. Di pari passò andò la sua lavorazione con scalpellini di notevole maestria. Qualcuno, fortunatamente, resiste ancora oggi.

I piatti tipici sono diversi. La vigilia si mangiano gli spaghetti conditi con pane duro e prezzemolo, la miscischia, carne di pecora marinata nel vino e cotta alla brace con diversi armi e i “cauciuni”, dolci natalizi tipici fatti con pasta fritta, ripieni di purea di ceci. Immancabili, soprattutto in estate, gli sfrngiun, pasta cresciuta e fritta di cui si tiene anche una sagra.

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