Fossalto, nel paese natìo di Cirese

La prima volta a Fossalto era una magnifica giornata di inizio estate: i fiori, i profumi e questo paese che mi apriva le sue porte. Poi ci sono tornato ancora e ancora, e ogni volta è come la prima. Venite allora alla volta del paese che diede i natali al poeta Eugenio Cirese.

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Cenni storici

Anticamente chiamato Fossaceca fu poi chiamato Fossalto nel 1862. Sorge su un’altura ma, circondato da verdi colline è quasi nascosto; il nuovo nucleo si estende anche nella valle ed è un paese che conserva la sua caratteristica di feudo, inerpicato sul colle e circondato da boschi e dalle sue tante contrade.

L’antico borgo si sviluppò attorno al palazzo baronale ed alle artistiche chiese “Parrocchiale di S. Maria Assunta” e “Sant’Antonio di Padova“. Conserva intatta la struttura architettonica originale con ancora i portali in pietra di pregevole fattura ad opera di maestri artigiani del posto.

Fu sede di vari signori come Guglielmo Stendardo, i Sangromondo, i Di Capua, i Carafa, i Pellegrino ed infine i Mascione. Si vanta di aver dato i natali al poeta dialettale Eugenio Cirese al quale è dedicata una via del paese in cui si trova la sua casa natale.

Cosa vedere

Per coloro che amano l’arte sono da visitare sono le chiese di Santa Maria Assunta e di Sant’Antonio da Padova.

La prima, situata nel centro abitato, ha un altare di pregevole fattura costruito con marmi policromi intarsiati. Nella navata destra vi è un altare ligneo dedicato alla Madonna col Bambino, rivestito d’oro zecchino. Alcuni quadri sono attribuiti a Paolo Gamba.

Nella seconda sono da vedere tele bellissime del XVII secolo ed è da ammirare l’altare maggiore che riempie l’intera abside ed è di legno intagliato, rivestito in oro foglia.

Sul colle si staglia il citato palazzo baronale Mascione mentre in contrada Sant’Agnese sono da vedere l’antica Chiesa di S. Agnese e Santa Emerenziana, sita in un posto incantevole e tutt’ora meta di pellegrinaggi, risalente al tardo ‘700 ma costruita su precedente complesso gotico e il palazzo ottagonale, una palazzina di campagna risalente anch’essa al ‘700. All’ingresso del paese bici colorate ed una panchina gigante caratterizzano l’entrata del visitatore.

Tradizioni e gastronomia

Specialmente nei mesi più caldi, a cominciare da marzo, ci sono varie feste: la sagra delle “Scurpelle”, la “Pagliara Maje Maje” e fiere varie.

Il primo maggio si onora la primavera con la festa tipica della “Pagliara Maje Maje” che è un tripudio della stagione che riveste la campagna con i suoi colori. Subito dopo la rievocazione campastre è d’uso offrire a tutti i convenuti la “lessima”, una minestra di cinque cereali: ceci, fagioli, cicerchia, grano e mais accomapgnata da fave fresche, pecorino e da buon pane fatto in casa.

Un piatto proprio del paese è la “pizza e grandinje”, pizza di granone con verdura e non sono da dimenticare gli squisiti gelati e le paste dolci, preparati artigianalmente che sono un richiamo, specialmente nelle serata estive, anche per colo che abitano ne capoluogo o nei paesi vicini.

Come detto nel paragrafo “Tradizioni”, sono tipiche le Scurpelle la cui pasta, lavorata con maestria dalle donne del paese, è molto sottile e tenera e la bravura è nel friggere senza appesantire la sfoglia con l’olio.

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