Belmonte del Sannio: in alto Molise per scoprire il paese, la sua storia, le tradizioni, la gastronomia e le curiosità

Guidando per raggiungere l’alto Molise, ad un certo punto si inizia a scorgere un paese: Belmonte del Sannio, un piccolo centro immerso in uno splendido paesaggio ricco di costruzioni e monumenti (che vanno dal 295 a.C. al XVIII secolo). Si trova a 864 metri s.l.m., accanto al torrente Sente, affluente del fiume Trigno, da cui deriva il nome del gigantesco viadotto della Strada Provinciale che collega il Molise all’Abruzzo, tra i più alti d’Europa.

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Cenni storici

Riguardo il nome, secondo alcuni potrebbe derivare da “bellum” (cioè “guerra”, monte della guerra) oppure dal termine volgare che indica la bellezza del panorama. L’aggiunta di specificazione “del Sannio”, fu aggiunta dopo l’Unità d’Italia, analogamente a Forlì del Sannio.

La prima testimonianza storica riguardo la presenza della popolazione sannita è data da Tito Livio che, nel X Libro della sua opera, rievoca la figura del sacerdote Ovio Paccio, che fece fare il giuramento sacro ai guerrieri sanniti a Pietrabbondante; a sostegno di questa fonte abbiamo la presunta tomba di Ovio, rinvenuta a Colle Sant’Angelo, come riportato dalle iscrizioni.

Nel medioevo Belmonte era feudo dei Borrello, poi nel 1438 passò a Jacopo Caldora fino ai Caracciolo e a Carlo Tappia di cui si ricorda il palazzo baronale costruito sopra il castello di cui resta il torrione.

Cosa vedere

Il centro storico è di connotazione medievale ed è circondato da uno splendido paesaggio, ricco di costruzioni del XVI- XVIII secolo, tra le più importanti:

Torre Longobarda (1000 d.C.): edificato nel IX secolo è situato nel borgo vecchio; alcune delle caratteristiche più evidenti sono l’entrata e la relativa finestra in cima.

Palazzo dei Principi Caracciolo (1650-1806) dimora dei baroni Lemmis: durante la dominazione normanna e sveva il feudo rientrava nella “Terra Burellensis”, una sorta di staterello indipendente dal potere centrale dominato dai Borrello, signori di Agnone, che stabilirono il loro capoluogo a Pietrabbondante. Con l’avvento della monarchia angioina la titolarità sul feudo passò prima alla famiglia Cantelmo e successivamente ai Filangieri, seguiti poi dalla famiglia di Sangro di Casacalenda e, infine, nel 1436, a Giacomo Caldora.

Tomba di Ovio Paccio condottiero Sannita (295 a.C.): anche se vi è solo una tradizione orale, in aperta campagna, si trova una tomba che si pensa sia stata l’ultima dimora di Pakis Uviis (Ovio Paccio), sommo sacerdote dei Sanniti. Attualmente la tomba è coperta da una lastra in pietra. Fu scoperta nel 1800 e al suo interno furono rinvenuti oggetti appartenenti ad un militare.

Chiesa madre dedicata al Santissimo San Salvatore (1600 d.C.): la struttura è molto simile alle chiese quattrocentesche con pianta a croce latina e muratura in pietra ma con l’interno diverso essendo a navata unica e neobarocco. In seguito ai vari terremoti del 1800, fu costruita nuovamente nel 1865.

Ruderi della chiesa di Santa Maria della Noce: qui è ambientata una storia di fede legata al mondo della transumanza. Pare infatti che dai ruderi dell’antica Chiesa di Santa Maria della Noce, l’effige della Madonna di Belmonte sia stata traslata da alcuni Angeli fino a San Paolo Civitate (FG).

Dal punto di vista naturalistico ci si può immergere in diversi boschi suggestivi come il bosco dell’Impero, il bosco della Difesa, il bosco di Rocca l’Abbate o il bosco delle Portelle. Inoltre è possibile raggiungere la riva del torrente Sente su cui si erge per un tratto un viadotto alto 200 metri.

Tradizioni e gastronomia

A Belmonte del Sannio, la torcia della vigilia di Natale è chiamata ndòccia. Un rituale decisamente comune in Alto Molise, come la ‘Ndocciata di Agnone, che consiste nel far bruciare queste torce all’imbrunire, mentre nelle tantissime borgate sparse nell’agro, bruciano davanti la masse­ria o sull’aia. Le ndòcce, tutte singole, si lasciano consumare vicino casa; inizialmente erano utilizzate dai paesani per farsi strada lungo il percorso da casa in chiesa per la messa di mezzanotte di Natale e soprattutto “pe scàllà re Bbambenìlle”.

La festa principale è la Festa Patronale di Sant’Anacleto, celebrata il 13 luglio di ogni anno.

Tra i piatti più semplici e comuni nell’Alto Molise troviamo il fiadone, addirittura una delle ricette più antiche dell’appennino italiano, composta da sfoglia a base di farina, uova, olio, vino bianco e ripiena di formaggio. Altre prelibatezze della cucina locale sono le lasagne a pezzi con ragù di agnello o la polenta con ragù di salsiccia.

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