Pizzone, uno dei cinque paesi molisani ricadenti nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, regala una passeggiata (tra le vie e nei boschi) rigenerante. Sono inoltre tante le cose da poter fare e vedere.

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Cenni storici

Il paese è adagiato su uno sperone del monte Mattone, a 730 metri sul livello del mare. Sorto prima dell’anno Mille, fece parte dell’agglomerato dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno di cui fu feudo fino al 1300. Anche nel caso di Pizzone, come per gli altri borghi della valle, le prime notizie storiche si devono al Chronicon Volturnense. Appartenne ai Della Leonessa, ai Caldora, ai Pandone, ai Bucca, ai Mazzella, ai Blanch e infine ai Cestari.

Cosa vedere

Lo sperone roccioso di Pizzone è posto a cavallo di un’antichissima arteria stradale che attraversava la catena montuosa delle Mainarde; certamente la via fu percorsa dagli eserciti romani durante le guerre sannitiche del IV secolo a.C. Potrebbe trattarsi dell’antichissimo sistema viario sannita denominato via Numicia o Minucia tra Aufidena ed Aesernia, di cui si conservano alcuni tratti selciati a monte di Alfedena verso il valico del Calvario o di San Francesco.

Sullo sfondo del paese si vedono le Mainarde e i monti della Meta, mentre più a valle si stendono il pianoro “le Forme“, più comunemente noto come “Vallefiorita” e i prati delle Fosse. Boschi di faggio e acero – popolati da numerose specie faunistiche come l’aquila reale, l’orso bruno marsicano e i cervi – circondano il centro abitato offrendo al visitatore scenari suggestivi.

Il centro storico di Pizzone conserva ancora intatte le tre porte che vennero create per “contenere il paese” quando i diversi nuclei abitativi originari si unirono a formare l’attuale borgo: Porta Lecina, Porta dei SantiPorta Borea. Da visitare la Chiesa di San Nicola Vescovo e le cappelle devozionali (dell’Assunta, dei Santi Giovanni e Paolo, dei Santi, di Santa Liberata, di San Rocco).

Da non dimenticare, nel cuore del paese, il Museo dell’Orso, associazione per la conservazione dell’orso bruno marsicano.

Tradizioni e gastronomia

Nonostante il Patrono sia San Nicola di Bari (6 dicembre), il 10 giugno si celebra con particolare enfasi anche Santa Liberata, crocifissa presso l’omonima chiesetta. In occasione della festa gli abitanti partecipano con devozione alla celebrazione della Santa Messa e alla processione per le strade del paese. Particolarmente interessante anche il mese di agosto caratterizzato da diverse manifestazioni folkloristiche.

La cucina locale vanta una tradizione storica legata ai prodotti genuini offerti dalla natura e dalle attività del posto: da assaggiare i latticini, i formaggi, gli arrosti di capretto e agnello e la pasta fresca con funghi e tartufo. Tra le ricette tradizionali si inseriscono anche le pizzelle, le ferratelle e i mostaccioli.

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