Oratino, col suo borgo arroccato su una rupe calcarea, domina la valle del fiume Biferno che dal suo belvedere si può ammirare in tutta la sua ampiezza. Il paese è noto per aver dato i natali a numerosi artisti. Tra questi pittori, scultori, vetrai, artigiani del legno e, soprattutto, scalpellini, che hanno lavorato non solo in Molise ma anche in Puglia, Abruzzo e Campania. Della loro attività, per fortuna, il centro storico conserva ancora molte testimonianze.

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Cenni storici

Già esistente ai tempi dei longobardi, fu feudo di varie famiglie. Tra i feudatari Roberto d’Angiò e, in seguito, i D’Evoli, i Gambatesa, gli Sforza e i Di Capua. Di grande importanza per il territorio fu il dominio della famiglia Giordano che, con il loro mecenatismo, protessero gli artisti con costante impegno. Il periodo d’oro fu tra il seicento e l’ottocento, quando la fama di questi superò l’ambito regionale.

Visibile sia dalla bifernina che dal belvedere è “la Rocca“, resti di una torretta longobarda. Dagli scavi effettuati nella zona è stato possibile individuare le diverse fasi di insediamento, la più antica delle quali risale addirittura all’età del bronzo. Una seconda fase riguarda il periodo sannitico, testimoniata dai resti della cinta muraria fortificata. La fase successiva è quella relativa alla formazione di un abitato medioevale che fu ulteriormente fortificato, come dimostra la torre, prima di essere distrutto da un terremoto e poi abbandonato.

Cosa vedere

Nel paese è da vedere la chiesa di Santa Maria Assunta, medioevale, più volte restaurata, che presenta un’opera, l’Assunzione della Vergine, terminata da Ciriaco Brunetti, artista oratinese noto per la vena rocaille e la freschezza dell’impostazione. Meraviglioso è anche l’ostensorio di fine fattura e il dipinto su tela ad olio “l’Ultima Cena” che è presente sull’arco della navata centrale. Dell’attività degli scalpellini ad Oratino si possono notare ancora molti esempi, come i portali ottocenteschi delle case Petti e Giuliani e quello settecentesco del Palazzo Ducale, palazzo Giordano. Quest’ultimo è il risultato delle molte ristrutturazioni di un edificio fortificato quattrocentesco, munito di massicce mura a scarpa.

Fuori dall’abitato c’è la chiesa di Santa Maria di Loreto dove si trovano affreschi dei fratelli Brunetti, nativi del luogo, e due statue lignee, notevoli per la finezza dell’intaglio, probabilmente realizzare da Carmine Latessa, scultore oratinese. Sempre nella stessa chiesa si possono ammirare dipinti dei fratelli Brunetti e un’altra statua lignea del Giovannitti, raffigurante Sant’Antonio Abate. In località la Rocca, come detto, ci sono i resti di una torre costruita dai Longobardi; intorno a tale costruzione varie sono le leggende: alcuni ritengono sia stata la casa del brigante Lorenzo Di Iorio della banda Caruso, altri dicono che custodisca un tesoro formato da una capra e sette capretti d’oro.

L’ammasso roccioso, inoltre, è fonte di attrattiva turistica in quanto utilizzato dagli appassionati di arrampicata.

Tradizioni e gastronomia

La tradizione è ancora tenuta in vita dagli oratinesi che al visitatore che arriva in paese mostrano con orgoglio i balconi e i portali di alcune case, opera dei pregevoli scalpellini. Tra questi, quello Pasquale Chiocchio, il cui nome è legato alle guglie e ai capitelli della Basilica di Castelpetroso. Il rito più importante è quello che si svolge la vigilia di Natale sul sagrato della chiesa madre. La Faglia, un fascio di canne alto dai 12 ai 15 metri che viene bruciato nella serata in segno di festa.

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