Il pane, probabilmente l’alimento più semplice ed utilizzato al mondo; pensare di organizzare addirittura una festa del pane potrebbe sembrare follia ed invece, a Gildone, si svolge una tradizione davvero caratteristica e che è in grado di richiamare numerosi turisti.

Nel giorno di uno dei santi più amati, Sant’Antonio di Padova, va in scena per le strade del paese una sfilata davvero particolare e suggestiva.

La storia

Per comprendere la tradizione bisogna partire dal collegamento tra Sant’Antonio e il pane. Questo risale a poco dopo la morte del Santo, con il miracolo del piccolo Tommasino che, annegato, fu resuscitato. In quell’occasione la madre aveva offerto ai poveri tanto grano quanto era il peso del figlio. 

La festa a Gildone, invece, risale all’inizio del ‘900. All’epoca in paese lavorava una levatrice proveniente da Rovigo che, un 13 giugno, durante la tradizionale sfilata, fece trovare un altarino con delle pagnotte. Queste, dopo essere state benedette, le distribuì ai poveri.

Da allora la popolazione fece propria questa usanza che, anno dopo anno, continua ad essere sentita dai gildonesi che, dopo aver fatto benedire il pane, lo distribuiscono ai presenti.

La festa del pane

La festa del pane inizia, ovviamente, dalla preparazione del pane (roba da niente, circa 12 quintali!). Dalla prima mattinata, poi, presso la chiesa di San Rocco, la preparazione dei cesti. Al contempo, in un locale del centro storico, la preparazione dei monacelli, bimbi vestiti con il saio tipico di Sant’Antonio. A metà mattina, dalla stessa chiesa, parte la processione per arrivare alla chiesa Parrocchiale dove si tiene la tradizionale messa al termine della quale, intorno alle 12, le donne, dalle bimbe alle anziane del luogo, portano in sfilata cesti di pane adornati con colorati e profumati fiori raccolti nei giorni precedenti. Gli stessi vengono utilizzati anche per delle realizzazioni, le cosiddette infiorate, in alcuni angoli del paese.

Molte sono coloro che portano i cesti in mano e tra le braccia, con peso che va dal mezzo chilo fino a dieci ed oltre; le più esperte, invece, li portano sulla testa poggiati sulle cosiddette “spasette” (cércine), panni accuratamente attorcigliati per attutire il peso del cesto.

La processione che, come detto, si svolge per le strade del paese, si interrompe solamente quando, arrivati all’ingresso del paese stesso, ci si ferma con le statue che osservano la vallata sottostante. Fuochi pirotecnici rompono il silenzio ed il raccoglimento. Solo al termine, accompagnati dalla banda, si può riprendere per tornare verso i caratteristici vicoli del centro storico.

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