Maestosi e docili buoi, carri antichi addobbati con fiori in carta crespa, e un paese, Larino, che si veste a festa per tre interi giorni. Questa è la Carrese in onore di San Pardo.

La Carrese nasce dalla devozione della comunità verso il proprio Santo Patrono ed accomuna ben quattro paesi del “basso” Molise, ma con una differenza. A San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone assume la connotazione di una corsa di carri trainati buoi. Quella di Larino, invece, è una vera e propria sfilata. Lenta, tranquilla e colorata.

Le Carresi più antiche risultano essere quelle di San Martino in Pensilis e di Larino. Quelle degli altri paesi, invece, si ipotizza siano nate come imitazione ed introdotte in tempi successivi al 1879.

La Carrese di Larino si svolge secondo un rituale ben preciso nell’arco di tre giorni, dal 25 al 27 Maggio. La festa è un omaggio alla traslazione del corpo del Santo Patrono San Pardo, trasportato dalla Daunia su un carro agricolo in legno. Questo era decorato con fiori e trainato da una coppia di mucche o buoi.

La tradizione

La traslazione di San Pardo si festeggia in due occasioni. Sette giorni prima delle calende di giugno (26 maggio) e il giorno della morte, sedici giorni prima delle calende di novembre (17 ottobre).

Il primo giorno, il 25, la coloratissima processione, composta da circa centoventi carri, parte dal centro storico per raggiungere il piano San Leonardo. Qui giungerà presso il cimitero comunale per prelevare la statua di San Primiano, in segno di invito alla festa.
Nella notte ha luogo una suggestiva fiaccolata che accompagna i carri nuovamente nel centro storico.

Il 26 i carri sfilano tra i vicoli e le stradine del centro storico. Al  termine della sfilata dei carri, si assiste alla processione dei tredici Santi portati a spalla dagli uomini del paese.

L’ultimo giorno, il 27, i carri tornano sul piano San Leonardo per riposizionare la statua di San Primiano al cimitero. Prima di tornare nel centro storico, si svolge una divertente e colorita scampagnata, e quindi la processione riparte per concludersi con l’arrivo in Cattedrale.

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