Limosano, a strapiombo sul Biferno

Case che sembrano reggersi per miracolo, così arroccate sulla nuda roccia a strapiombo sul Biferno; ecco Limosano, paese dell’entroterra molisano, oramai in buona parte abbandonato ma che tenta, in ogni modo, di resistere allo scorrere del tempo.

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Cenni storici

Le origini di Limosano e della sua importanza risalgono al secolo X, trovandosi sull’arteria di collegamento fra le vie Traiana-Frentana e Latina. Fece parte, nel periodo, longobardo, del Castaldato di Bojano; nel periodo normanno ebbe come feudatario Manfredo Marchisio e in quello angioino i conti di Renan. Completamente assenti, invece, le notizie riguardanti il periodo tra il XII e il XIV secolo. Altri signori importanti da menzionare sono i De Capua, i Campanile, i Grimaldi e la famiglia Venere, la quale tenne il feudo sino all’abolizione della feudalità.

Tra i nati illustri a Limosano è da menzionare Igino Petrone, nato nel settembre del 1870 e morto nel 1913, studioso di filosofia, di diritto e di economia che scrisse testi importanti e dedicò la sua vita allo studio con passione.

Cosa vedere

Nella chiesa di San Francesco d’Assisi, annessa al monastero dei Conventuali, si trovano cinque medaglioni su tela che ornano il coro e il presbiterio e un coro artisticamente intagliato di puro noce. Antica sede vescovile, la chiesa di Santa Maria Maggiore è stata restaurata e appare austera e lineare con la sua unica navata.

La chiesa di Santo Stefano, invece, è stata restaurata nel 1626 e conserva l’antico portale con lo schema originario: un ornato a punta che delimita l’interno dell’arco. Pregevole è una statua dell’Addolorata, attribuita a Carmine Latessa.

E’ presente anche un castello ducale che si ipotizza sia stato edificato su un precedente fortilizio longobardo intorno al XIII secolo. Essendo inserito nel contesto urbano, a prima vista risulta complicato notarlo tra gli altri edifici circostanti, anche perché nei secoli è stato trasformato in palazzo marchesale. La fortezza si eleva su tre piani, che hanno la base nella roccia: si accede attraverso un portale a tutto sesto.

Il centro storico, già parzialmente disabitato dagli anni ’80, è stato completamente abbandonato soprattutto a seguito del sisma del 31 ottobre 2002 di San Giuliano di Puglia. Attualmente solo cinque famiglie vi risiedono.

Tradizioni e gastronomia

Tradizionale di Limosano è la lavorazione del legno; per tale motivo vengono organizzate mostre in cui sono esposti sculture e quadri intagliati in legno, di fattura artigianale. In paese si tengono, poi, fiere di merci e di bestiame nel mese di agosto (la più grande è la fiera di San Donato) che richiamano numerosi avventori.

Fiore all’occhiello è la “sagra del Fegatello“, cotto e gustato in vari modi, come i cavatelli, cavati dalle abili massaie on sveltezza e conditi con salse succulenti. Da qualche anno si svolge l’evento “Cantine Aperte“, una serata che prevede un percorso itinerante tra le cantine dislocate nei diversi rioni del paese dove si possono degustare i prodotti tipici.

Curiosità: Limosano è il principale paese molisano usato come set del film “Sole a Catinelle” del 2013 con Checco Zalone. Nella storia Checco porta il figlio Nicolò in vacanza a Limosano dalla zia perché non ha abbastanza soldi per un viaggio lussuoso. La permanenza dalla zia avara si rivela una tortura. Nel film si intravedono il paese dalla strada provinciale e il suo centro storico ben distinto con la chiesa di Santa Maria Maggiore in cima, e sulla destra la facciata di San Francesco, mentre Checco e il figlio salgono le scale per andare a trovare lo zio.

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